giovedì 26 febbraio 2015

Diamo voce all'urlo soffocato in noi. - 'Spesso il male di vivere ho incontrato'

Pensieri, parole, animi stanchi.
Ma anche voglia di riscatto, di respiro, di vita.

-inviato da Tristy

Sono giorni che cerco di mettere giù due righe per raccontare la mia storia, ma come ogni pagina della mia vita, ho scritto e riscritto per poi cancellare e buttare via tutto.
Chi sono io, non ha molta importanza, almeno, per me non l’ha mai avuta.
Qualcuno mi diede il soprannome “Tristy” e forse è davvero ciò che sono.
Ma andiamo per gradi…
Chi ero…
Al principio ero una bimba come tutte le altre, amavo vestirmi da principessa e amavo sentirmi speciale.
Nonostante fossi molto graziosa ero però in sovrappeso e questo ha condizionato buona parte della mia vita, se non tutta la mia vita fino ad oggi.
“Sei cicciona!” mi dicevano…”Fai schifo!” e ancora “Nessuno ti vuole, sei obesa” e piano piano quella principessa dagli occhi sorridenti non esisteva più!
Passavano gli anni e la mia lotta contro il peso si faceva sempre più ardua, dimagrivo e ingrassavo e ingrassavo e dimagrivo. Ero sola, derisa da tutti, oggetto di ogni sorta di angheria.
A scuola i peggiori tormenti, non finivano mai.
Non ne potevo più, ero arrivata al tracollo.
Poi l’ennesima delusione, quella più grossa. E sono caduta.
Ho iniziato dapprima a mangiare meno, e meno mangiavo e più dimagrivo e più dimagrivo e più le persone iniziavano a considerarmi, e più rifiutavo il cibo e più mi sentivo invincibile e più mi sentivo invincibile e più la depressione prendeva il sopravvento.
Andai avanti così per qualche mese e, 28 kg in meno dopo, le cose divennero sempre più evidenti.
La gente mi guardava e bisbigliava, i miei genitori parlavano di nascosto della mia condizione e mi seguivano ovunque, anche in bagno.
Dapprima pensarono avessi iniziato a drogarmi, poi capirono.
Provarono a parlarmi più e più volte, mi imposero altre regole, vennero convocati a scuola, mi ero chiusa in me stessa, i voti calavano, non avevo amici, ero sempre sola e soprattutto: rischiavo l’anno!
Lessi la disperazione negli occhi di mia madre e la delusione in quelli di mio padre.
Non reggevo i loro sguardi accusatori ma ormai ero entrata nella spirale della depressione e non sapevo come uscirne.
Tutti i giorni erano uguali, le giornate erano tutte grige e insapore, i brutti voti continuavano ad accumularsi così come le materie insufficienti fino a quando non toccai del tutto il fondo.
L’ennesimo “3” costrinse la professoressa a convocare mio padre e a renderlo partecipe del mio piano auto-distruttivo.
Quando arrivò a casa neppure mi guardava, era deluso, mi disse solo questo “sei la mia delusione più grande!” e andò via.
Ci rimasi male, una persona nelle mie condizioni avrebbe potuto interpretare quella frase come una condanna a morte, invece io decisi che dovevo reagire.
Non potevo essere la delusione di nessuno, specie di mio padre!
Così iniziai piano piano a riprendere la mia vita normalmente, ricominciai a studiare e nel giro di due mesi recuperai tutte le materie insufficienti.
Mi feci degli “amici”, mi fidanzai.
Ripresi gradualmente a mangiare e ovviamente a prendere peso.
Ero tornata felice.
Ma non durò troppo, il mio metabolismo ovviamente si era rovinato e quindi tutto quello che mangiavo lo assimilavo e con gli interessi.
Ripresi tutto il peso perso e ovviamente ci fu chi me lo fece notare e notare e notare e… caddi nuovamente in depressione.
Il mio fidanzato mi diede tutto l’aiuto possibile ed insieme uscimmo nuovamente da questa situazione, perso peso, tornai serena e in forma, ma la spirale di cui sono vittima non accenna a chiudersi.
Sono passati tre anni dall’ultima volta in cui mi sono sentita bene con me stessa, oggi sono di nuovo la Tristy ad un soffio dall’obesità.
La depressione è diventata la mia compagna di viaggio, così come le mie crisi d’ansia e gli attacchi di panico.
A nulla sono servite le medicine, una volta chiusa la cura, sono tornata come prima anzi, peggio di prima.
Non c’è mattina in cui non mi alzo dal letto e vedendomi non penso “Sei una cicciona di M..da! non meriti tutto quello che hai, l’amore del tuo ragazzo, della tua famiglia, la stima di chi hai attorno.”
Sono un continuo fallimento per me e per chi mi sta vicino.
Ma continuo a lottare, ho intrapreso un nuovo cammino verso la ricerca di me stessa.
I problemi alimentari non sono solo la bulimia, o l’anoressia, l’ho imparato a mie spese.
Chi come me soffre di depressione e trova conforto nel cibo ha una dipendenza, una patologia.
Ho imparato che è inutile nascondersi, vergognarsi e non parlarne, solo affrontando il grande male lo si può sconfiggere.
Un giorno ne uscirò, ne sono certa.
Non sarà oggi magari, ma un giorno.


5 commenti:

  1. sì sì sì ne uscirai!!!
    una cosa però permettimi di notare...i tuoi genitori,tuo padre....hanno saputo solo dire'sei una delusione'ma perchè non ti hanno VISTA?
    tu non devi star bene per loro perchè poi come vedi la malattia ritorna....nè stai male per capriccio....
    perchè non hanno visto che soffri?
    e anche tu devi riconoscere questo!
    non guardarti con gli occhi degli altri...ma con i tuoi...quelli del dolore.....riconoscilo...accettalo....RICONGIUNGETEVI...
    mi dispiace leggerti così ma tu non perdere MAI la caparbietà e volontà di uscirne....
    e per TE!
    perchè te lo meriti....

    io ti sono vicina.....

    ti stringo forte forte

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    1. Le cose sono più complicate di così.
      Loro vedono, ma non capiscono anzi, non riconoscono il problema.
      Loro sono nel primo stadio dell'obesità già da molto tempo e per loro è naturale ormai, ma per me no!
      Non lo è mai stato, non sanno tutto quello che ho passato.
      Per quanto fossi aperta con loro ho omesso molti piccoli particolari.
      Oggi non vivo più da loro, sanno che soffro di ansia e attacchi di panico e mia madre sa che la causa è anche la loro.
      Ne abbiamo parlato una volta, ci ho provato, ma una donna che ha già perso un figlio non ce la fa a sentire di aver fallito anche con l'altro.
      Io non voglio darle altri dispiaceri ed è per questo che sto lottando da sola, lo faccio per me.
      Io ho un problema, io non mi vedo, io non sto bene con il mio involucro.
      Eppure ogni mattina mi sveglio, mi vesto, indosso un falso sorriso e vado a lavorare. Nessuno sa cosa passa nella mia testa.
      E oggi, forse, è la prima volta che ho dato sfogo ai miei pensieri.

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    2. allora continua così..apriti qui...con te...anche con le lacrime...
      sarà doloroso ma terapeutico....
      apprezzo che ti sei aperta ti dico'brava'.....e ti sostengo.

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  2. Cara Tristy, ti ringrazio per il coraggio dimostrato nell'aver voluto condividere qui la tua esperienza.
    Quello che hai vissuto è profondamente diverso da quello che ho vissuto io, quindi non ho assolutamente la presunzione di dirti che ti capisco, perchè so bene che si può capire solo quello che si vive sulla propria pelle...
    Voglio solo dirti che non c'è ragione per cui la tua vita non psosa cambiare in meglio. Certo, ci vole tempo, pazienza, determinazione e TANTO olio di gomito... ma è del tutto possibile. Non arrenderti, mai.
    Ti abbraccio...

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    1. Grazie per le tue parole Veggie,
      non voglio assolutamente sembrare "una che molla" ma alcune volte le situazioni rendono tutto troppo complicato.
      Ho appena intrapreso l'ennesimo percorso di "educazione alimentare" o diseducazione nel mio caso.
      Sono al 4°giorno e fino ad oggi non ho mai sgarrato.
      Non ho nemmeno ancora pianto, nemmeno quando la dietologa mi ha comunicato i referti dei miei esami.
      Sono delusa da me stessa, lo ammetto.
      Ma ho deciso di riprovare ancora....perchè merito una vita migliore.

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