mercoledì 28 gennaio 2015

Diamo voce all'urlo soffocato in noi

Pensieri, parole, animi stanchi.
Ma anche voglia di riscatto, di respiro, di vita. 
-inviato da Kris  

Quando uno zaino rappresenta tutto.
Stai guardando la televisione quando, improvvisamente, lo schermo del tuo cellulare inizia ad illuminarsi: un numero di casa.
Pensi chi possa essere, magari qualcuno che ha sbagliato numero, lasci che la chiamata continui a dare libero; però poi, poco dopo, vista l'insistenza, rispondi.... "Buongiorno, sono la dottoressa del centro disturbi alimentari", sorridendo ricambi il saluto. Ti chiede diverse cose riguardo alle analisi e arriva subito al punto debole: il ricovero.
Azzardi a chiederle se ha già deciso quale proporti e la risposta, come sempre, è secca.
Silenzio.
Paura.
Ansia.
Rabbia.
Senti lei dall'altra parte della linea che sospira e ti incoraggia dicendoti che vi vedrete fra pochi giorni; ti sforzi di ridere e la ringrazi.
Fine della telefonata, meno di cinque minuti.
Butti il telefono sul mobile, appoggi la testa al muro, le mani sopra la faccia ed inizi a piangere come un bambino che ha appena fatto volare il suo palloncino preferito appena comprato in aria verso il cielo, le nuvole, un infinito irraggiungibile.....
Hai paura. "Perchè a me?"
Piangi, continui a piangere, ti senti quasi soffocare... hai paura che i vicini sentano il tuo lamento, cerchi di calmarti. Ti calmi, ricominci... ti calmi, ricominci. Ti calmi, ricominci.... e nel frattempo -nonostante le lacrime- decidi di fare due diverse telefonate dove la prima, va a vuoto.
Chiami la mamma della tua migliore amica, dove inizialmente (per i primi dieci secondi) va tutto bene; poi riscoppi in lacrime incapace di parlare.
Concludi quella chiamata e decidi di mandare i messaggi.
Ti senti una stupida. Una stupida totale.
Senti il tuo verme proprio dentro di te, impossessato.... "Cosa stai facendo, stupida? Stai piangendo. Renditene conto: Piangi e sei da sola, ti pare normale?" .... ti chiudi in bagno, sola.
Vivi una scena immaginata mille e mille volte ancora: inginocchiata, disperata in lacrime, cerchi in tutti i modi di non sentire lo schifo dentro di te... e si, per la seconda volta nel giro di un'ora, te lo provochi.
Stai male, da schifo, come non mai ...ne sono certa. Smetti di piangere (non saprei dire se stessi meglio, ora non ricordo) e decidi di metterti sul letto di tuo fratello (come se lui fosse con me, come se il suo letto potesse darmi il suo affetto....) con il tuo peluche enorme addosso con la speranza di addormentarti e, magari, non svegliarti più....

Il viaggio inizia. Zainetto in spalle e via... cominciamo un po' a riempirlo.
Lo riempirò talmente tanto che un giorno lo dovrò posare a terra per il troppo peso; e in quel giorno, il quel preciso istante, il verme nero morirà.
Si, il mio zaino rappresenta il mio verme nero: sempre vuoto, scuro, con delle scritte inutili; infatti, non per niente, è sempre con me.... ma arriverà il giorno in cui ci staccheremo. Arriverà, lo giuro.


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