sabato 31 gennaio 2015

Angelo o demone?

Mi hanno sempre vista, ho sempre voluto mostrarmi, come un vero angelo. Non potevo deludere le aspettative di nessuno, dovevo sempre superarmi in tutto.
Mettevo da parte me stessa, pur di aiutare gli altri in un qualche modo.
Ma dentro me avvertivo ed avverto un potentissimo demone, che si divertiva e si diverte a soggiogare il mio, indifeso, lato più innocente.
Insomma, preda facile per un dca, per l'anoressia, che si è aggrappata alla prima utile occasione al mio cercare di sembrare sempre al top, la ricerca dell'apparente perfezione, del controllo.
Mi si è affiancata mostrandosi amica consolatrice, rifugio, aiuto profondo quando niente e nessuno sembrava aver la possibilità di fare altrettanto.
Ma da amica, si è trasformata in padrone indiscusso. I cuccioli sono fedeli al padrone, lo ammirano e gli vogliono bene.
Ora tutto questo riesco a vederlo, a metterlo bene a fuoco...
Quando ci si sente una nullità, la più totale inutilità per gli altri; un peso, per gli altri ma anche e soprattutto per noi stessi. Quando si avverte bisogno di affetto, un affetto negato dagli altri... e anche da noi stessi. Ecco che il demone appare angelo, appare il giusto, mi appare rassicurante, consolatore, la mia unica certezza, il mio riferimento... Insomma, stessa percezione che un cucciolo ha del proprio padrone.
Ma lei, l'anoressia, la malattia, il demone, Hitler che vuole fare piazza pulita nella mia testa trasformata in un lagher... non può essere un angelo.
E noi, vittime di questo demone, non dobbiamo accettare di sottostare al padrone.
Noi non siamo cagnolini, siamo persone.
A pezzi, sfinite, esauste... ma dobbiamo ricomporci, perchè siamo persone.
Le persone hanno il diritto di vivere.
 

mercoledì 28 gennaio 2015

Silenzi.

"La mia anima è una misteriosa orchestra; non so quali strumenti suoni e strida dentro di me: corde e arpe, timpani e tamburi. Mi conosco come una sinfonia."

La mia sinfonia è ricca di silenzi, lunghi silenzi.
Un profondo e angosciante oboe introduce poi radicali cambiamenti, arrivando ad una combattiva batteria... accompagnata però da un basso.

Quest'ultimo suona per lo più una colpa di sottofondo, esistenziale, che in alcuni momenti si impone con lunghi assoli. 
Gli assoli sono impossibili da ignorare dentro te. Li accolgo, li ascolto, la melodia mi trascina.
Mi rivolgo a me stessa con il suo assolo, il suo sguardo, così severo.
Mi critico, mi incolpo, mi odio.
La bellezza dell'assolo è illusione.

La bilancia è illusione di controllo.
Farmi del male è illusione di espiazione.
Entrambi sono illusione di sentirsi meglio.
Ma io non voglio illusioni.
Il ritorno dei silenzi.
Silenzi assordanti.

Diamo voce all'urlo soffocato in noi

Pensieri, parole, animi stanchi.
Ma anche voglia di riscatto, di respiro, di vita. 
-inviato da Kris  

Quando uno zaino rappresenta tutto.
Stai guardando la televisione quando, improvvisamente, lo schermo del tuo cellulare inizia ad illuminarsi: un numero di casa.
Pensi chi possa essere, magari qualcuno che ha sbagliato numero, lasci che la chiamata continui a dare libero; però poi, poco dopo, vista l'insistenza, rispondi.... "Buongiorno, sono la dottoressa del centro disturbi alimentari", sorridendo ricambi il saluto. Ti chiede diverse cose riguardo alle analisi e arriva subito al punto debole: il ricovero.
Azzardi a chiederle se ha già deciso quale proporti e la risposta, come sempre, è secca.
Silenzio.
Paura.
Ansia.
Rabbia.
Senti lei dall'altra parte della linea che sospira e ti incoraggia dicendoti che vi vedrete fra pochi giorni; ti sforzi di ridere e la ringrazi.
Fine della telefonata, meno di cinque minuti.
Butti il telefono sul mobile, appoggi la testa al muro, le mani sopra la faccia ed inizi a piangere come un bambino che ha appena fatto volare il suo palloncino preferito appena comprato in aria verso il cielo, le nuvole, un infinito irraggiungibile.....
Hai paura. "Perchè a me?"
Piangi, continui a piangere, ti senti quasi soffocare... hai paura che i vicini sentano il tuo lamento, cerchi di calmarti. Ti calmi, ricominci... ti calmi, ricominci. Ti calmi, ricominci.... e nel frattempo -nonostante le lacrime- decidi di fare due diverse telefonate dove la prima, va a vuoto.
Chiami la mamma della tua migliore amica, dove inizialmente (per i primi dieci secondi) va tutto bene; poi riscoppi in lacrime incapace di parlare.
Concludi quella chiamata e decidi di mandare i messaggi.
Ti senti una stupida. Una stupida totale.
Senti il tuo verme proprio dentro di te, impossessato.... "Cosa stai facendo, stupida? Stai piangendo. Renditene conto: Piangi e sei da sola, ti pare normale?" .... ti chiudi in bagno, sola.
Vivi una scena immaginata mille e mille volte ancora: inginocchiata, disperata in lacrime, cerchi in tutti i modi di non sentire lo schifo dentro di te... e si, per la seconda volta nel giro di un'ora, te lo provochi.
Stai male, da schifo, come non mai ...ne sono certa. Smetti di piangere (non saprei dire se stessi meglio, ora non ricordo) e decidi di metterti sul letto di tuo fratello (come se lui fosse con me, come se il suo letto potesse darmi il suo affetto....) con il tuo peluche enorme addosso con la speranza di addormentarti e, magari, non svegliarti più....

Il viaggio inizia. Zainetto in spalle e via... cominciamo un po' a riempirlo.
Lo riempirò talmente tanto che un giorno lo dovrò posare a terra per il troppo peso; e in quel giorno, il quel preciso istante, il verme nero morirà.
Si, il mio zaino rappresenta il mio verme nero: sempre vuoto, scuro, con delle scritte inutili; infatti, non per niente, è sempre con me.... ma arriverà il giorno in cui ci staccheremo. Arriverà, lo giuro.


lunedì 26 gennaio 2015

Diamo voce all'urlo soffocato in noi.

Pensieri, parole, animi stanchi.
Ma anche voglia di riscatto, di respiro, di vita.
-inviato da Kris 

E' proprio quello che non diciamo, che non possiamo dire forse, quello che gli altri non potrebbero capire o che potrebbero interpretare in modo totalmente diverso che ci distrugge.... è il "tenersi tutto dentro" che ci spezza in due... 
  

La chiave di noi stessi.

"Io sono il condannato e il carcerie
Sono l'uomo in gabbia e quello che ha gettato le chiavi.
Sono fuori e dentro di me.
E come mi sono rinchiuso, così posso venire fuori di qui."
~Diego Cugia

"E come mi sono rinchiuso, così posso venire fuori di qui."
E come mi sono rinchiuso, così posso venire fuori di qui.
E come mi sono rinchiuso, così posso venire fuori di qui...

Devo crederci, dobbiamo crederci.
Dobbiamo recuperare le chiavi di noi stesse/stessi, provare a conoscerci, a lottare, combattere: mostrare al mondo che abbiamo il pugno della situazione, ma non per mostrarci forti e con tutto sotto controllo.

Non devo mentire, non voglio mentire; non devo mostrarmi forte se non mi ci sento, sono nauseata dalle maschere.
So che devo provare a fidarmi quando mi ripetono che lo sono, provare a crederci, crederci davvero... almeno di poterlo essere, in qualche modo.

E come mi sono rinchiusa, così potrò forse venire fuori di qui.





domenica 25 gennaio 2015

Diamo voce all'urlo soffocato in noi.

Pensieri, parole, animi stanchi.
Ma anche voglia di riscatto, di respiro, di vita.

-inviato da Samanta
 
Non sopporto chi pensa sempre di aver capito tutto. E che si sente in dovere di richiamarti all'ordine. Di ricordarti l'evidenza. Quello che sanno tutti. Quello che si vede dall'esterno.
Perché dall'esterno non si vede proprio nulla.

Il tramonto, l'alba.

Se sole tramonta, l'oscurità mi avvolge.
Vengo trascinata in un vortice di vuoto, angoscia, pianto soffocato...
Senza luce, non si vede nessun appiglio.
Senza appigli, si sprofonda; senza un salvagente, poi si affoga.
Si affoga nei propri timori, nei propri dubbi, nelle proprie sfiducie, ma, soprattutto, nella propria rabbia... che si riversa sulla propria persona.
Il sole tramonta, io con lui.

sabato 24 gennaio 2015

Il lagher nella mente.

Una voce interiore ti spinge a rimanere rannicchiata in posizione fetale in quell'angolino, situato all'estremità più vicina al muro contro il quale poggia il tuo letto. Il tuo letto che si trasforma in protezione, in nascondiglio; come conferma il plaid che ti copre completamente, fin sopra i capelli...e il viso sprofondato nel cuscino.
Già, il rassicurante nascondiglio. La protezione, la rassicurazione dal mondo esterno, che infonde estremo timore. Non ti senti pronta ad affrontare ciò a cui andrai incontro nella tua giornata, non ti senti abbastanza forte, combattiva... ma solamente esausta.
Ecco ogni inizio delle mie giornate. Bloccata in quel nascondiglio, in quella grotta che mi protegge anche da me stessa, o almeno così mi fa credere.
La svolta arriva solo tramite un aiuto esterno, una mano che mi prende per un braccio e, ripetendomi sempre "prima o poi ti si staccherà", mi solleva fino a farmi ritrovare seduta; poi lacrime; poi una carezza; poi il famoso braccio viene ri-sollecitato per completare l'intento iniziale e riuscire a farmi alzare.
E da qui continua la lotta, la battaglia, la mia guerra.
Il peso che spaventa: Hitler mi sussurra che sto sbagliando tutto, che devo tornare indietro, che chiusa in una cuccetta del suo lagher tutto sarà sotto controllo.
Ma la sua voce rassicurante la devo ignorare: faccio colazione; le sue parole che si ripetono nella mente.
Ma io mangio.
Angoscia, senso di colpa, bisogno di farsi male, di vomitare tutto ciò che ho dentro: dal cibo, alla rabbia, alla stanchezza, a tutto ciò che il lagher mi infligge quando meno me ne accorgo.
Sì, Hitler mi illude, non posso ascoltarlo. Hitler mi abbraccia, ma le sue braccia somigliano a catene.


venerdì 23 gennaio 2015

Diamo voce all'urlo soffocato in noi.

Pensieri, parole, animi stanchi.
Ma anche voglia di riscatto, di respiro, di vita.

-inviato da Kris

Una persona con un disturbo alimentare non solo perde amici e conoscenti... perde anche se stessa... ogni volta, ogni giorno... ogni secondo.
..come si può essere piene da far schifo, ma così tremendamente vuote?
...il disturbo alimentare è quella tal cosa che ti fa pensare "bene, se adesso con lo sforzo il mio cuore smettesse di battere sarebbe una buona cosa", ma nello stesso tempo -l'altra parte di te- spera in un aiuto immediato.... ed è quella parte, quella piccolissima parte, a non farti mollare....


giovedì 22 gennaio 2015

In Fuga.

In fuga.
In fuga dagli altri:
In fuga dal mondo...
o in fuga da sè stessi?


Forse tutte queste ipotesi convergono ad un'unica soluzione.
La paura.
La paura di non avere il controllo, la paura di quell'etto in più, la paura di non venire accettata, la paura di venire giudicata.
Quando si ha paura l'istinto è fuggire.
Ma ora non sono sicura di voler seguire l'istinto.
Comprendere me stessa? Presumo sia il primo e fondamentale passo.

mercoledì 21 gennaio 2015

Diamo voce all'urlo soffocato in noi.

Pensieri, parole, animi stanchi.
Ma anche voglia di riscatto, di respiro, di vita.

-inviato da Kris

Cosa significa star male..
Star male significa fregarsene, a volte, del mondo intero. Delle "nostre persone importanti", quelle che vorremmo sempre e costantemente accanto. Significa avere dieci minuti al giorno, o forse anche di più, di puro odio verso tutto e tutti (noi compresi, soprattutto).
Star male significa isolarsi.
Isolarsi costantemente, appena possibile, appena qualcuno ci lascia due minuti in pace. Significa "gioire" quando si resta da soli, soli con noi stessi e i nostri mostri (il mio è un verme nero, nb) ma, in parallelo, "gioire" se qualcuno ci dimostra di tenerci preoccupandosi.
Star male significa vivere con la paura di non riuscire a rialzarsi dopo una caduta, grande o piccola che sia. Significa pensare perennemente al cibo, al nostro corpo, alle conseguenze che potrebbe avere e alla nostra salute quasi distrutta a causa di tutto questo schifo.
Star male significa sfidare una persona, vedere fino a che punto è disposta a restare. Significa mettersi due dita in gola e contemporaneamente sentirsi morire, nel vero senso della parola, con la voglia spaventosa di piangere piegandosi totalmente in due fino a far toccare le ginocchia a terra per poi non alzarsi più.
Star male significa non riuscire a guardare una persona negli occhi per più di cinque secondi perchè ci si sente totalmente scoperti con la paura di essere giudicati e, magari, derisi o non capiti a pieno.
Star male significa non riuscire nemmeno a guardarsi allo specchio senza una felpa che copre tutto per paura di crollare, chiudendosi in bagno e vomitare anche l'anima con la speranza di cambiare da un momento all'altro; con la speranza di uscire da quella stanza "migliore di prima".
Star male significa indossare sempre e solo vestiti enormi. Significa cercare di nascondersi il più possibile, reputarsi un qualcosa di inferiore rispetto a qualcuno, fare perennemente -anche quando non serve- paragoni. Quei paragoni che ti mandano il cervello in palla, che non ti fanno più capire niente. Quelli inutili, che non ti portano ad una verità, ma solo ad una convinzione totalmente sbagliata del nostro stupido cervello.
Star male significa vivere con la paura di essere abbandonati da un momento all'altro, di essere sostituiti (questa paura devo ammettere che è molto comune, ma per me conta molto. Non è un "è normale, passerà". A me questa cosa mi atterra. Il mio star male, spesso, si basa su questa situazione. Su questi pensieri malati.). Significa specchiarsi con un pantalone della tuta e una felpa enorme addosso ed essere contente che non si veda nessun tipo di forma. Significa sognare di essere, finalmente, magre....

martedì 20 gennaio 2015

Il buio.

"A che ora ti sei svegliata stamattina?
Troppo, troppo presto, come ogni notte.
Mmmh presumo fossero le 2.45. "
 
" Chi governa il mondo?
Le paure. "
  
" Cosa ti fa andare in panico?
  Elenco troppo lungo. "
 
 " Qual è stato l'ultimo film che ti ha fatto pensare?
Boys Don't Cry. Il giudizio può purtroppo arrivare ad uccidere la vera essenza di una persona. "
 
" Ti piacerebbe essere una celebrità? Per quale motivo?
Essere al centro dell'attenzione? Ma per carità!
Molto meglio un caldo e accogliente angolino buio."
 
" Che immagini ti vengono in mente quando senti la parola "divertimento"?
Maschere. Il divertimento è finzione."

" Se la tua vita fosse un film, quale sarebbe il titolo?
"No title, no life"."
 
" Qual è il significato della vita in una parola?
Ah, ne ha uno?"
 
" Cosa fai quando nella tua stanza non c'è nessuno?
Meglio che io non rimanga da sola.."
 
" Chi ti piacerebbe essere?
Sinceramente? Chiunque tranne me..."
 
Chiunque tranne me. Tranne me.